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Se io fossi il postino
del suo quartiere,
se sapessi da dove
le arrivano le lettere
raccomandate,
forse comprenderei meglio la vita,
come la vita si mette in moto,
chi la riempie di canti,
chi la riempie di lacrime.

Le persone che leggono i giornali,
le persone
di cuore caldo, di animo buono,
invecchiano e non lo dicono
a nessuno.
Se io fossi il postino
di quel quartiere,
anche dopo la loro morte
annaffierei i fiori
sui balconi asciutti,
darei da mangiare ai gatti
        inselvatichiti
nelle verdi cucine.

Perché scendendo le scale
vorrei sentirla dire:
postino, postino,
tutta la mia felicità
entra nella tua borsa,
non la dare
ai lattai o alle vedove di ferro,
postino, postino
la morte non esiste
e oltre la morte non esiste niente.

Esiste la speranza
che tutto sia come vogliamo noi,
e la certezza
che tutto sia avvenuto
come volevamo.

Ah! com’è
amara la sua voce, senza peso.
Ah! che scrittura
impossibile,
indecifrabile!
Con quella scrittura lei potrebbe
firmare le pene di morte:
nessuno eseguirebbe gli ordini,
neppure immaginano cosa ci sia scritto.

© Serhiy Zhadan | Traduzione di Lorenzo Pompeo

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